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9 Febbraio 2022
Il caso dei genitori no-vax, che avevano provato a impedire la trasfusione al figlioletto, è solo l’ennesima dimostrazione degli effetti dannosi provocati dalle notizie pericolose in circolazione in questo periodo.
Disinformazione, pregiudizi, aggressività: una serie di pratiche spinte da teorie prive di fondamento che come unico risultato hanno quello di mettere a repentaglio la salute di tanti pazienti. Non è un momento facile quello che stiamo attraversando. Se da un lato, grazie ai vaccini, il Covid sembra regredire non senza difficoltà, dall’altro proprio la campagna vaccinale unita alle donazioni di sangue e plasma sta diventando oggetto di attacchi e notizie fuorvianti.
Ne sa qualcosa AVIS che, da settimane, riceve telefonate ostili da persone che mettono in dubbio la qualità degli emocomponenti donati o assiste a casi di irruzione da parte di rappresentanti no-vax nelle proprie sedi di raccolta come avvenuto in quella di Modena. Proprio la città emiliana è stata al centro di un episodio grave di cronaca negli ultimi giorni: quello dei due genitori che rifiutavano la trasfusione per il figlioletto di due anni che doveva sottoporsi a un delicato intervento chirurgico, perché pretendevano solo sangue di persone non vaccinate. Il tribunale ha poi accolto il ricorso presentato dall’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove il piccolo è ricoverato garantendo, come se ancora fosse necessario, la sicurezza assoluta del sangue che viene trasfuso.
Proprio da qui è iniziato l’intervento del presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, al Tg3: «È una vicenda molto triste perché ricalca le fake news in circolazione in questi giorni e che non hanno alcun fondamento scientifico. Nei prossimi mesi – ha spiegato – continueremo ad avere problematiche legate alle carenze di sangue: così non si fa altro che mettere a rischio il diritto alla salute dei nostri cittadini».
Cittadini che, come nel caso dei pazienti talassemici, hanno necessità di trasfusioni costanti. È il tema su cui il presidente ha focalizzato l’attenzione durante la trasmissione “Che giorno è” su Radio 1, durante la quale ha sottolineato che «molte realtà territoriali, come ad esempio la Sardegna, sono particolarmente critiche per l’elevato numero di residenti con questa patologia. Fino ad oggi eravamo sempre riusciti a compensare le carenze con le unità di globuli rossi donate da altre regioni che erano eccedenti. In questo momento, però, territori eccedenti non ce ne sono a causa dei numerosi contagi che il Covid ha generato non solo tra i donatori, ma anche tra il personale sanitario».
La difficoltà di quelle regioni che si sono tradizionalmente sempre distinte per volumi di raccolta è stata ribadita da Briola anche al Tg de La7. Qui il presidente ha sollevato anche i costanti attacchi e telefonate minatorie che «le nostre reti di ascolto stanno ricevendo. Veniamo bersagliati costantemente da chi disturba con informazioni false ed estremamente pericolose. Voglio spiegare ancora una volta che le donazioni sono sicure perché, prima di tutto, il Covid non si trasmette per via trasfusionale, e poi perché il sangue è sano a prescindere che il donatore o la donatrice sia vaccinato o no. Dobbiamo avere disponibilità di emocomponenti sempre, solo così potremo riuscire a curare chi davvero ha bisogno».
La sicurezza e la qualità assoluta del sangue donato sono state ribadite da Briola anche nel corso della trasmissione “Siamo noi” in onda su Tv2000. Qui il presidente, sempre in riferimento al caso dei genitori no-vax, ha spiegato che «non c’è distinzione tra il sangue dei vaccinati e dei non vaccinati. Fin dalla selezione di un potenziale donatore viene seguito un iter ben preciso proprio per stabilire con certezza che non vi siano condizioni che mettano a repentaglio la salute sua e di chi riceverà il suo sangue». E oltre che sull’assenza di evidenze scientifiche che possano supportare queste teorie, Briola ha poi insistito sulla questione Green Pass: «La donazione rientra tra le prestazioni sanitarie urgenti, motivo per cui non esiste una legge che imponga di essere in possesso della certificazione verde per accedere ai centri trasfusionali. Si tratta di un’interpretazione errata di chi continua a fare disinformazione e ad avere pregiudizi. Noi cerchiamo sangue solo di persone, vaccinate e non vaccinate, in buona salute, solidali e desiderose di compiere un gesto a favore di tutti i malati».
E a tutela dei malati stessi e della dignità dei propri donatori, Briola ha spiegato durante il Tg5 che «AVIS presenterà denuncia nei confronti di chi, con queste notizie prive di qualsiasi fondamento e le telefonate ostili che riceviamo quotidianamente, mette a repentaglio la sicurezza del nostro sistema sanitario». Anche perché, come spiegato successivamente ai microfoni di “Non stop news” su RTL 102.5, «la disinformazione e il pregiudizio sono i maggiori nemici di questo periodo. E i social hanno fatto da cassa di risonanza». Sulla strategia da adottare il presidente non ha dubbi: «La nostra perseveranza è quella di continuare a scrivere e ribadire che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Gli attacchi aggressivi sono all’ordine del giorno, ma rispondere sui social non fa altro che dare visibilità a queste persone che non capiscono quanto, proprio grazie al vaccino, stiamo riuscendo a uscire da questa emergenza e a salvare vite umane».
[ Articolo completo reperibile a questa pagina (sito di AVIS Nazionale) ]